Spunti di riflessione….
Ecco, attraverso le parole semplici ed efficaci del testo qui sotto, cosa intendo quando sostengo che sia più importante l’approccio (nella pratica formale e nella vita) dell’esecuzione degli asana in sé per sé.
Gli asana sono solo uno dei mezzi per raggiungere l’unione (significato dello yoga) tra anima (cuore), mente e corpo, un totale assorbimento della mente (soggetto) nel corpo (oggetto), così la mente, libera da pesi e distrazioni, si placa e raggiunge stabilità e si ha beatitudine. Il fine ultimo non è dunque raggiungere la massima elasticità (o addirittura fare acrobazie) e neppure la pratica degli asana fine a se stessa.

Ovviamente, una pratica costante, lavorare sui propri blocchi fisici (ai quali corrispondono dei blocchi mentali/emozionali che fanno parte di ogni singola storia perché ognuno di noi è un essere unico, anche se unito agli altri) sono condizioni necessarie per il raggiungimento del Samadhi, ma non sufficienti, ma questa, forse, è un’altra storia…..
Va da sè che la pratica degli asana comporti anche, inevitabilmente, dei benefici fisici tout court e che avere elasticità della colonna aiuti ad “invecchiare” meglio, ma il raggiungimento dell’elasticità non deve essere un cruccio, così come la ricerca dell’ “asana perfetto” non deve diventare una malattia e ricordiamoci che qualunque cosa, fatta di sola FORMA, rischia di essere un contenitore vuoto e che ognuno ha la propria storia, i propri blocchi su cui lavorare, i propri limiti da accettare e la propria strada da percorrere….. In questo cammino, che importanza ha come eseguono un asana i compagni di tappetino???
Ecco, spero che questo testo porti sollievo a quanti ogni tanto siano soggetti all’ansia, ansia del dover praticare, ansia da prestazione, ansia di dover raggiungere degli obiettivi….
Vivete, respirate e lasciate andare!!!
Buona lettura! (Donna Farhi, Lo Yoga nella vita, Corbaccio)

dav

dav